Sostegno psicologico
e terapeutico ai bambini
attraverso il gioco

 

LA PSICOMOTRICITA' RELAZIONALE


La Pratica Psicomotoria Relazionale promuove lo sviluppo globale del bambino nelle sue componenti affettiva, relazionale, motoria e cognitiva.

Attraverso il movimento e il gioco spontaneo il bambino può esprimere sé stesso ed entra in contatto con le sue emozioni.

Tramite la dimensione relazionale e la mediazione degli oggetti, il bambino può esprimersi nella sua unicità ed espressività e può fare emergere le sue potenzialità senza imposizioni o richieste prestazionali, nel pieno rispetto dei suoi tempi e dei suoi ritmi.

L’obiettivo della psicomotricità relazionale, quindi, non è il movimento in sé, ma l’emozione implicata nel movimento, nello scambio comunicativo mediato dal gioco.

La Psicomotricità Relazionale è quindi uno strumento di promozione della salute che attraverso un processo di crescita permette a ogni bambino di attivare le proprie risorse e manifestare i suoi bisogni.

E' un’attività che si svolge attraverso il gioco spontaneo.

Ha lo scopo di favorire la costruzione dell’identità personale da parte del bambino, di aiutarlo ad entrare in contatto con le proprie emozioni, di sostenerlo affinché sviluppi una relazione gratificante con gli altri.

Questi aspetti sono imprescindibili per garantire al bambino una crescita positiva.

Nella sala di Psicomotricità il bambino trova uno spazio adeguato al suo bisogno di movimento e del materiale non strutturato che potrà usare per inventare i giochi che più desidera; avrà la possibilità di condividere questa attività con altri bambini, oppure decidere di giocare da solo.

Il professionista in sala con il bambino si pone l’obiettivo di rispettare i suoi tempi di crescita. Non dice al bambino che cosa deve fare, al contrario lo accompagna con gesti e parole affinché sviluppi la sua unicità; lo aiuta a sperimentare una relazione positiva con i coetanei imparando a rispettare sé stesso e gli altri, senza costrizioni o richieste prestazionali.

La Psicomotricità Relazionale rappresenta un utile strumento di prevenzione del disagio infantile così come di promozione della salute intesa, secondo le linee dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, come «uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplice assenza di malattia».

Poggia su delle basi semplici e universali:

  • gioco spontaneo;
  • movimento corporeo;
  • piacere del vissuto relazionale.

Il bambino esiste anzitutto attraverso il corpo in relazione con l’altro, attraverso l’azione ed il gioco.

Egli apprende attraverso l’azione ed il piacere che essa genera. Proprio il piacere vissuto favorisce lo sviluppo armonico del bambino, base importante per un rapporto positivo ed equilibrato con sé stesso e con l’altro.

A chi si rivolge

A tutti i bambini di età compresa tra i 3 e i 9 anni.

Per chi è utile

è utile per tutti i bambini perché è un valido strumento di accompagnamento alla crescita nelle diverse fasi dello sviluppo. È un importante intervento anche in caso di:

  • problemi comportamentali;
  • impaccio motorio;
  • ritardo nel linguaggio e nella comunicazione;
  • iperattività;
  • difficoltà di socializzazione;
  • difficoltà nella gestione delle emozioni;
  • inibizione;
  • difficoltà di concentrazione e attenzione;
  • difficoltà legate al processo di autonomia;
  • momenti critici nel percorso di crescita.

Nel percorso di Psicomotricità Relazionale svolto dal bambino, possono essere previsti incontri di sostegno alla genitorialità per accompagnare i genitori a gestire le difficoltà nel ruolo genitoriale al fine di migliorare la relazione con i figli e riflettere sugli stili educativi.


COME SI ARTICOLA IL PERCORSO PSICOMOTORIO...

Il percorso di Psicomotricità Relazionale in gruppo si articola in 15 incontri ed è così strutturato:

  1. ogni incontro ha la durata di 50 minuti, alla presenza di uno psicologo specializzato in Psicomotricità Relazionale;
  2. ogni incontro si sviluppa sui seguenti due dispositivi: 

SPAZIALE

La sala viene divisa in due luoghi:

1. uno spazio riservato all’espressività motoria (gioco senso motorio, gioco simbolico e gioco tonico emozionale);

2. uno spazio per l’espressività grafica e plastica.


TEMPORALE

La seduta è divisa in tre tempi:

1. tempo riservato all’espressività motoria;

2. tempo intermedio per l’abbassamento di tono, solo se necessario (es. racconto di una storia, rilassamento, massaggio, tecniche mindfulness);

3. tempo dell’espressività, grafica e plastica (disegno, costruzioni o plastilina).

Le fasi sono completate da un rituale di entrata e un rituale d’uscita nel quale è prevista l’accoglienza del bambino, il saluto, la verbalizzazione.

Ogni percorso è flessibile in base alle esigenze/bisogni del gruppo di bambini.

Considerate le problematiche legate al distanziamento, il numero di bambini di ogni gruppo prevede un massimo di 5 bambini.

PSICOLOGIA INFANTILE



Si occupa delle problematiche dello sviluppo dei bambini fino all’adolescenza in particolare difficoltà nella sfera emotiva, comportamentale e relazionale.

Tiene conto dello sviluppo del bambino, delle relazioni all'interno dei suoi contesti di appartenenza e della storia familiare per supportare il bambino e la sua famiglia dal punto di vista emotivo, comunicativo e relazionale, individuando nuove soluzioni e nuovi significati a quello che viene considerato il problema.

A che si rivolge

Ai bambini dai 4 ai 10 anni e alle loro famiglie.

Come funziona

Sia che il disagio sia specifico del bambino o che sia un riflesso del malessere di uno o più familiari, il percorso con il bambino coinvolgerà i genitori.

Lavorare con il bambino insieme ai genitori, alla famiglia, permette infatti di comprendere le dinamiche relazionali e di intervenire per trasformare quelle modalità che rinforzano e amplificano le difficoltà presenti.

Il primo colloquio avviene generalmente con i genitori, o con chi si prende cura del bambino.

Si prosegue poi con una prima fase di accoglienza e valutazione, incontrando il bambino da solo e se necessario i genitori insieme al bambino. Successivamente, a seconda della situazione, il percorso può prevedere colloqui psicologico-clinici con il minore, sessioni di gioco condiviso genitore-bambino e/o colloqui psicologici con i genitori, al fine di contribuire al ristabilirsi di una condizione di benessere condivisa.

In alcuni casi suggeriamo ai genitori di intraprendere un percorso parallelo a quello del figlio in modo che i cambiamenti possano essere rinforzati anche a casa.

Il percorso con i bambini si avvale di una varietà di tecniche inserite in una cornice ludica.

Vengono utilizzate le modalità espressive che il bambino privilegia, in un contesto rassicurante e sereno.

Per i bambini infatti giocare, disegnare e costruire, sono strumenti comunicativi molto importanti, attraverso i quali esprime emozioni, risorse e fatiche.

Per chi è utile

Quando un bambino manifesta delle difficoltà è bene intervenire tempestivamente. Alcune delle situazioni più frequenti nel campo della psicologia infantile sono:

  • inibizione;
  • isolamento;
  • ansia;
  • difficoltà del sonno o mancanza di appetito;
  • fatica nell’accettazione delle regole;
  • comportamenti di iperattività e difficoltà di gestione delle emozioni;
  • difficoltà scolastiche e lentezza nell’apprendimento;
  • aggressività verso i pari;
  • difficoltà nel separarsi da un oggetto o da una persona;
  • traumi;
  • regressioni dopo il raggiungimento di alcuni determinate tappe evolutive;
  •  momenti critici nel percorso di vita;


EMDR


L’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) è un metodo psicoterapeutico raccomandato dalle linee guida mondiali della Sanità e dal Ministero della Salute per il trattamento delle conseguenze psicologiche di eventi traumatici e fortemente stressanti, ma anche per problematiche più comuni, ma ugualmente emotivamente destabilizzanti.

Si basa sul modello di elaborazione adattiva dell’informazione (AIP) che ritiene che le esperienze di vita vengano immagazzinate nel nostro cervello attraverso un processo innato, in modo che si possa accedere ai ricordi in modo costruttivo e senza disagio emotivo.

In presenza di un evento traumatico e particolarmente stressante la mente però non riesce a elaborarlo, cioè non riesce ad affrontarlo, e le emozioni, i pensieri e le sensazioni fisiche provate al momento dell’evento perdurano.

I disturbi derivanti da un trauma o da eventi particolarmente stressanti sono quindi il risultato di una elaborazione non corretta delle informazioni ricevute dall'individuo durante il trauma o l'evento stressante. Pensieri, emozioni e sensazioni fisiche legate al trauma e che generano malessere possono riemergere in differenti contesti e momenti della vita.

L’EMDR viene quindi utilizzato all’interno di un percorso di psicoterapia per riattivare il meccanismo legato all’innato sistema di elaborazione delle informazioni, favorendo la rielaborazione degli eventi traumatici che possono essere all’origine di disturbi psicologici, emotivi, fisici e comportamentali.

A chi è rivolto

È adatto ai bambini che manifestano sintomi di malessere psicologico, fisico e comportamentale.

Quali traumi possono essere trattati con EMDR

L'EMDR viene utilizzato per trattare disturbi connessi a traumi e stress la cui gravità può essere più o meno elevata. Qualsiasi esperienza in cui il bambino sperimenta oppressione, paura o dolore insieme a una sensazione di impotenza può essere considerato un trauma infantile:

  • ospedalizzazioni precoci;
  • perdita precoce di un genitore o di una persona significativa;
  • separazione dei genitori;
  • malattia cronica;
  • malattia di un genitore o di una persona significativa;
  • abbandoni;
  • cambiamenti difficili da affrontare;
  • difficoltà emotive e relazionali;
  • bullismo;
  • disturbi d’ansia;
  • trascuratezza emotiva e fisica;
  • abuso fisico o sessuale;
  • violenza assistita.

Come funziona l'EMDR

Le sedute con EMDR rientrano all’interno di un percorso psicoterapeutico che prevede una fase di consultazione ed un iniziale momento per costruire la relazione terapeutica.

L’evento traumatico e/o stressante viene rievocato in condizioni di sicurezza e in modo strutturato. Tecnicamente si procede utilizzando un protocollo che prevede l’uso congiunto di rievocazione delle immagini traumatiche e la stimolazione sensoriale bilaterale (per es., seguire uno stimolo visivo ritmicamente destra-sinistra).

Nel procedere all’elaborazione si tiene conto dell’età e della particolare situazione del bambino coinvolto.

Quanto dura un percorso con l'EMDR

La durata è variabile, a seconda delle differenti tempistiche di elaborazione di ognuno e della complessità della situazione affrontata. Una seduta Emdr dura quanto una qualsiasi altra seduta di psicoterapia.


IL NOSTRO SPAZIO
 

IL GIOCO E' UN'ATTIVITA' FONDAMENTALE...

Esso consente al bambino di sperimentare ed elaborare attivamente la rappresentazione della realtà esterna, di imparare a conoscere sé stesso e il mondo circostante, e di iniziare a consolidare le prime forme di autocontrollo e di interazione sociale.

Perfino nell’articolo 31 della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, si sancisce il diritto al gioco di ogni bambino come un principio di salute psichica.

Il bambino giocando esprime sé stesso, racconta la sua storia e ci rivela i suoi bisogni, le sue difficoltà, i suoi desideri, la sua volontà, la sua relazione con lo spazio, gli oggetti e le persone.

Il gioco è un’attività gratificante ed ha una funzione insostituibile sul piano affettivo e socio-relazionale, in quanto permette di sperimentare regole e stili di comportamento sociale.

Possiamo dire che il gioco è appartenenza, approccio alla realtà e al mondo, apprendimento alla relazione, ma è anche risoluzione di conflitti interni, sperimentazione delle emozioni, rassicurazione dalle paure.

Il primo gioco che svolge un bambino è senso motorio. Esso è il primo impulso a vivere, ad esistere, ad affermarsi come persona.

Il bambino piccolo corre spontaneamente, gioca, ride, scopre il piacere di usare il proprio corpo nello spazio. Acquisisce consapevolezza e fiducia in sé attraverso il movimento: salire, scendere, tuffarsi, rotolarsi, dondolare, spingere, tirare. In questo modo il bambino impara ad affrontare la realtà per impossessarsene.

Verso i due anni affiora il gioco simbolico. È il gioco del “fare finta” che permette al bambino di riprodurre eventi e situazioni, ma anche di trasformare e dominare la realtà. Il bambino rappresenterà situazioni di vita assumendo ruoli diversi, diventando la mamma, il papà, il supereroe, il gattino. Cresce così in lui la capacità della rappresentazione, proiettando nel proprio gioco desideri, emozioni e bisogni.

Attraverso l’osservazione del gioco si possono cogliere aspetti fondamentale della personalità del bambino, da quelli dello sviluppo cognitivo a quelli dello sviluppo affettivo e della socialità.


E PER I GENITORI IN ATTESA... uno spazio relax a disposizione:



 

 

Un breve
video sull'importanza del gioco

 

''Il bambino bisogna farlo ridere.

E' più importante che rivelargli chissà quali misteri.

Il dialogo è ridere insieme.

Ridete con lui e sarà vostro per la vita [...]"


Gianni Rodari